“Ms.”, la storia della gloriosa rivista femminista americana

articolo di Patrizia Cordone – Negli anni settanta in America la stampa rifiutava gli articoli femministi, cosicchè alcune attiviste, soprattutto Gloria Steinem, approntarono questa rivista scritta da donne per le donne, affrontando per prime degli argomenti tabù nel solco del giornalismo di inchiesta con copertine storiche come all’esordio con la dea Kalì e “Wonder woman”.

articolo di ©Patrizia Cordone – Tutti i diritti d’autore riservati. Sono vietati il “copia-ed-incolla“, il plagio, la contraffazione dei contenuti e di tutti gli usi illeciti a danno della proprietà intellettuale. In ossequio alla normativa dei diritti d’autore e del copyright le infrazioni saranno perseguite con severità e senza indugio presso la competente autorità giudiziaria.

L’idea di un periodico femminista sovvenne ad alcune femministe americane, particolarmente a Gloria Steinem, principale fondatrice e mentore tutt’oggi, perchè non riuscivano a far pubblicare i loro articoli attinenti la condizione femminile sulla stampa di allora: “Mi sono resa conto come giornalista che non c’era davvero nulla da leggere per le donne che fosse controllato da loro stesse e per questo io assieme ad altre ho ritenuto utile l’avvio della pubblicazione”. Per quanto riguarda l’origine del nome scelto per la rivista sempre Gloria Steinem ha dichiarato: “Volevamo chiamarla Sojourner, dal nome Sojourner Truth, ma sarebbe stata percepita come una rivista di viaggi. Poi si era pensato a Sister, ma si sarebbe incorso nell’equivoco di una rivista religiosa. Abbiamo optato per Ms. perché era simbolica ed inoltre era breve, il che è positivo per un logo”. A ciò va aggiunto, che la denominazione “Ms.” fu scelta, perché in inglese è il prefisso usato con il cognome oppure il nome completo di una donna e non definisce lo stato civile della donna, al contrario di “Miss” per le donne non sposate e di “Mrs” per le donne sposate.

Si poneva il grosso problema della reperibilità dei mezzi finanziari, quindi “di necessità virtù” assieme cercarono fondi per finanziarsi. La prima pubblicazione avvenne come inserto del “New York Magazine” a dicembre 1971. La copertina realizzata da Miriam Wosk riportava un’illustrazione della dea indù Kali incinta, che usa otto braccia per tenere un orologio, una padella, una macchina da scrivere, un rastrello, uno specchio, un telefono, un volante ed un ferro da stiro. Gloria Steinem volle questa copertina, perché l’immagine rappresentava la vita reale di una donna nei molteplici aspetti della quotidianità, che rifletteva il servizio giornalistico compiuto da Jane O’Reilly con il titolo “Il momento della verità della casalinga“.  L’articolo trattava il lavoro domestico ed il ruolo delle donne sposate in famiglia, sovraccaricate di incombenze ed insoddisfatte, costrette dai condizionamenti sociali del loro ruolo.

In redazione dalle lettrici entusiaste giunsero richieste di continuare le stampe, cosicchè il vero battesimo in totale autonomia avvenne il 1. luglio 1972. Per il debutto vero e proprio Gloria Steinem scelse Wonder Woman, l’eroina dei fumetti, la sua preferita fin dalla tenera età, per la copertina intitolata “Wonder Woman for president” come reazione alla decisione della DC Comics di far perdere i superpoteri al personaggio di lunga data. Il primo numero autonomo di “Ms.” raccontò la storia di Wonder Woman con l’auspicio di improntare la sua emulazione nel femminismo come un’eroina femminista a fronte del depauperamento, che verso la fine degli anni sessanta questo fumetto stava subendo, aveva abbandonato i suoi superpoteri ed era divenuta un agente segreto. Tale scelta di “Ms.” contribuì di fatto al ripristino delle caratteristiche di “Wonder woman” nelle storie dei fumetti successivi del suo creatore D. Giordano. La copertina del debutto di “Ms.” voleva cogliere i tratti di compassione, che aveva Wonder Woman così come la sua fede nella giustizia, inoltre lanciava un messaggio forte e chiaro della rivista: la connessione tra il femminismo della prima ondata ed il femminismo della seconda ondata, dagli sforzi del movimento per il suffragio femminile e dal lavoro delle donne durante la grande depressione economica in America.

Fu un successo tale da raggiungere ventiseimila richieste di abbonamento in poche settimane. Dal 1972 al 1987 la periodicità era a cadenza mensile, con molte inchieste su svariati argomenti femministi e collaborazioni importanti quali quelle di Maya Angelou, Doris Lessing, Susan Sontag e Nora Ephron, in ogni caso alla redazioni collaborarono unicamente attiviste, scrittrici, intellettuali e mai politiche. Molta cura era prestata alla parte grafica, alle coordinate tecniche editoriali, al tono informale degli articoli ed anche alla pubblicità, che consentì il sostegno dei costi.

Dal 1974 al 1977 “Ms.” balzò nei programmi radiofonici e con una sovvenzione pubblica anche in televisione realizzando la serie “Woman Alive!” con documentari realizzati da registe indipendenti, interviste e segmenti di intrattenimento. Nel 1976 “Ms.” pubblicò un’articolata indagine sulla violenza domestica, allora considerato argomento tabù, specializzandosi sempre più nel giornalismo di inchiesta, oggi tramontato, afferenti temi roventi quali  le fabbriche sfruttatrici all’estero, la violenza sessuale, l’industria pornografica, il business della prostituzione, il divario salariale.

Con gli anni alcune collaboratrici storiche abbandonarono il progetto e sovvenne la crisi della carta stampata con l’annesso problema degli introiti pubblicitari. Nel 1987 “Ms.” fu acquistata da Fairfax, una società australiana, ma nel 1991 cambiò proprietà e tornò ad un formato editoriale senza pubblicità, dopo avere smascherato il controllo che molti inserzionisti esercitano sui contenuti delle riviste femminili. Nel 1998 Gloria Steinem, Marcia Ann Gillespie ed un gruppo di donne investitrici hanno creato “Liberty Media“, da non confondere con l’omonima compagnia di rete cavo/satellite, così da riportare la rivista sotto una proprietà indipendente e senza pubblicità. Alla rivista sono stati assegnati numerosi premi per i contenuti sociali. Con “Liberty Media” sull’orlo della bancarotta nel novembre 2001 la “Feminist Majority Foundation” ha acquistato la rivista, licenziato lo staff e trasferito la sede editoriale da New York a Los Angeles, seppure Gloria Steinem sia rimasta componente del comitato consultivo e nell’edizione del 2002 apparve in copertina per il festeggiare il trentesimo anniversario della rivista. Precedentemente bimestrale, la rivista da allora pubblica trimestralmente.

articolo di ©Patrizia Cordone – Tutti i diritti d’autore riservati. Sono vietati il “copia-ed-incolla“, il plagio, la contraffazione dei contenuti e di tutti gli usi illeciti a danno della proprietà intellettuale. In ossequio alla normativa dei diritti d’autore e del copyright le infrazioni saranno perseguite con severità e senza indugio presso la competente autorità giudiziaria.