Alice Schalek, fotoreporter di guerra

Fu tra le prime fotoreporter e scrittrici con uno pseudonimo maschile. Visse gli anni difficili tra le due guerre mondiali, sfuggendo alla persecuzione nazista in quanto ebrea e riparò negli Usa dimenticata.

articolo di ©Patrizia Cordone – Tutti i diritti d’autore riservati. Sono vietati il “copia-ed-incolla“, il plagio, la contraffazione dei contenuti e di tutti gli usi illeciti a danno della proprietà intellettuale. In ossequio alla normativa dei diritti d’autore e del copyright le infrazioni saranno perseguite con severità e senza indugio presso la competente autorità giudiziaria.

Alice Therese Emma Schalek nacque a Vienna nel 1874. La sua famiglia era ebrea, emigrò dalla Boemia verso l’Austria, dove si affermò nel settore pubblicitario con una propria agenzia. Studiò al Lyzeum des Wiener Frauenerwerbsvereins, un liceo femminile viennese e nel 1902 esordì da scrittrice con lo pseudonimo  di Paul Michaely con due romanzi: “Wann wird es tagen. Ein Wiener Roman” nel 1902 e “Das Fräulein” nel 1905.  Avendo una buona conoscenza delle lingue, affrontò numerosi viaggi all’estero. Nel 1903 le sue prime tappe furono la Norvegia e la Svezia, seguite nel 1905 dall’Algeria e dalla Tunisia e dal 1909 fino al 1911 in Asia orientale, da cui trasse le sue corrispondenze pubblicate dalla “Neue Freie Presse” e riportate da un suo libro cumulativamente, seppure operando una certa selezione, giacché aveva realizzato circa seimila fotografie, da lei archiviate in oltre trenta album fotografici. Particolare attenzione dedicò alle donne sia come fotografa che come scrittrice, con particolare riferimento all’istruzione ed al lavoro, premesse da lei ritenute indispensabili all’indipendenza femminile.

Con l’approssimarsi della prima guerra mondiale si impegnò a supporto dello sforzo bellico dell’Austria, che le valse l’onorificenza della “Salvator-Medaille der Stadt Wien”, da parte del sindaco viennese e nel 1915 divenne la prima reporter donna accreditata dall’ufficio informazioni bellico austro-ungarico, il Kuk Kriegspressequartier. Si recò direttamente verso i luoghi della guerra, fotografando e documentando con ardore patriottico, attività, che se da una parte le fu riconosciuta dal governo austriaco con la “Goldene Verdienstkreuz mit der Krone am Bande der Tapferkeitsmedaille”, la  Croce d’oro con corona sul nastro della medaglia per il valore, dall’altra parte le attirò molte critiche in particolare da K. Kraus, convinto antimilitarista e tuttavia molto misogino, il quale nel 1916 dalle colonne di Fackel, un periodico austriaco, l’apostrofò pesantemente: “uno spettacolo della degenerazione che questa “femmina […] non sapesse procurarsi, per la sua femminilità, altro campo di stimolo che quello dell’onore, per l’appunto! Che ribrezzo!“. A tali critiche si accodarono molti  deputati social-cristiani, i quali esortarono il ministro della difesa austriaco a far sì che “il sensazionalismo e la voglia di avventura femminili” non andassero a toccare il fronte, “dove gli uomini si accollano di buon grado l’obbligo di soffrire e persino di morire per la loro patria”. Furono soprattutto queste polemiche a far sì che verso la fine del 1917 lei perse l’accreditamento come corrispondente di guerra presso l’ufficio apposito. Nel 1916 da parte sua Teresa Schalek presentò una denuncia per diffamazione contro Kraus per averla chiamata, tra le altre cose, una “Jourjüdin“, ebrea-giornalista, ma che ritirò nel 1919.

Al termine della prima guerra mondiale riprese la sua attività giornalistica e di fotografa con un impegno crescente a favore dei diritti delle donne. Oltre a far parte del consiglio direttivo dell’Associazione viennese di scrittori e artisti donne, attraverso il quale ha organizzato spedizioni alimentari negli anni del dopoguerra e raccolto fondi tramite conferenze, fu  componente del ramo austriaco dell’American Business e Professional Women’s Club e del Soroptimist Club,. Verso la fine degli anni venti fu palese la sua empatia con il comunismo anche attraverso il libro “The Great Day”, diffuso a Mosca nel 1930. Nove anni dopo fu arrestata dalla Gestapo con l’accusa di diffondere “propaganda di atrocità” contro il regime nazista. Con l’aiuto di sue conoscenze Teresa Schalek poté ottenere il rilascio e trasferirsi prima in Gran Bretagna e poi negli Usa nel 1940.  Si stabilì a New York, condusse una vita appartata, lontana dai clamori fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1956. Il suo nome passato nel dimenticatoio per molto tempo é stato recuperato da Elisabeth Klaus e da altre studiose a partire dagli anni novanta con la pubblicazione di alcuni libri a lei dedicati come “Alles ist klingend, romantisch, ästhetisch”. Die Kriegsberichterstatterin und Fotografin Alice Schalek, in “FOTOGESCHICHTE. Beiträge zur Geschichte und Ästhetik der Fotografie” e da tesi di laurea  “Alice Schalek. Feministin, Kriegsberichterstatterin, Revolutionärin“. Universität Salzburg,  scritta da Ursula Bachinger nel 1990.

Edizioni italiane delle opere di Alice Schalek:

  • Alice Schalek, “Tirolo in armi: corrispondenze di guerra dal fronte tirolese”, a cura di P. Pozzato ed A. Bernardini, Bassano del Grappa, Itinera progetti, 2002;
  • Alice Schalek, “Isonzofront”, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2003;
  • Alice Schalek, “Isonzofront: marzo-luglio 1916”, traduzione di R. Ferrari, tavole ed illustrazioni di F. Pamberger, introduzione di M.Silvestri Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2014.

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