Matsui Yayori, attivista a fianco delle donne violentate vittime di crimini di guerra

Il suo nome é legato indissolubilmente all’impegno a favore della verità dei crimini compiuti contro le donne coreane schiavizzate sessualmente dall’esercito giapponese durante la seconda guerra mondiale. Si attivò ad ampio spettro sia sul piano giudiziario che culturale. A lei si deve la fondazione di un museo, il “Women’s Active Museum on War and Peace” a loro dedicato, dotato di una biblioteca e di un centro-studi, a monito imperituro contro le violenze sessuali quali arma di guerra.

articolo di ©Patrizia Cordone – Tutti i diritti d’autore riservati. Sono vietati il “copia-ed-incolla“, il plagio, la contraffazione dei contenuti e di tutti gli usi illeciti a danno della proprietà intellettuale. In ossequio alla normativa dei diritti d’autore e del copyright le infrazioni saranno perseguite con severità e senza indugio presso la competente autorità giudiziaria.

Poco nota lo é, ma non l’argomento di cui si é occupata, cioé gli stupri di guerra, raccolse le testimonianze delle donne violentate sopravvissute poi ascoltate da un tribunale apposito  e promosse anche con mezzi propri la fondazione di un museo, il “Women’s Active Museum on War and Peace” a loro dedicato, dotato di una biblioteca e di un centro-studi, a monito imperituro contro le violenze sessuali quali arma di guerra, si impegnò per il riconoscimento dei risarcimenti presso le sedi giudiziarie. Matsui Yayori é stata un’eminente giornalista nonché attivista a favore dei diritti umani e della dignità delle donne. Il suo progetto era la conservazione delle testimonianze rese dalle donne sopravvissute alla schiavitù sessuale giapponese dinanzi al Tribunale internazionale dei crimini di guerra, svoltosi a Tokyo nel dicembre 2000, il quale ha cercato di rendere giustizia alle sopravvissute e di porre fine al ciclo di impunità per la violenza sessuale in tempo di guerra.

Nata nel 1934 a Kyoto nel 1934, crebbe a Tokyo in una famiglia numerosa, di cui lei era la primogenita. Ancora studentessa liceale contrasse un grado grave di tubercolosi fino alla semi-paralisi, comunque riuscì a conseguire la maturità ed ad iscriversi al Dipartimento di studi britannici e americani dell’università di Tokyo. Quando fu completamente guarita si trasferì prima in America e poi in Europa, dove proseguì i suoi studi alla Sorbona. Fu scioccata dal contrasto tra la povertà dell’Asia e l’opulenza sia europea che americana. Questo primo viaggio all’estero la rese consapevole anche dell’oppressione razziale, etnica e sessuale, maturandole l’intento di attivarsi contro le disuguaglianze della società globale e dalla parte dei più deboli.
Nel 1961 iniziò a lavorare come reporter presso l’Asahi Shimbun, un quotidiano. In qualità di giornalista si  occupò delle ricadute ambientali nocive alla salute, in particolare degli effetti dell’avvelenamento da mercurio, i cui casi mortali avevano colpito la città di Kyushu e più in generale dell’inquinamento ambientale tanto in Giappone che in Asia. Come rappresentante di Asahi Shimbun e dell’Associazione delle donne asiatiche da lei fondata, partecipò a tutte le conferenze delle Nazioni Unite dal 1975 al 1995. Nel 1976 fondò l’organizzazione Asian Women in Solidarity in opposizione al turismo sessuale in Asia. Nel 1981 da corrispondente per il suo editore si recò a Singapore, dove conobbe le “donne di conforto”, costrette a prostituirsi da parte dell’esercito imperiale giapponese durante la seconda guerra mondiale.  A seguito del suo soggiorno negli Usa, dove aveva  incontrato molte attiviste del movimento di liberazione delle donne iniziò a occuparsi attivamente delle questioni femminili, compresa la violazione dei diritti umani delle donne con i cosiddetti “viaggi sessuali” degli uomini d’affari giapponesi verso altri paesi asiatici fino alla questione dei crimini sessuali compiuti in guerra e durante i conflitti armati, in particolare quella relativa alle  “donne di conforto”.

Restituì loro la voce per denunciare proprio attraverso la sua attività di giornalista ed anche dopo il suo pre-pensionamento anticipato avvenuto nel 1994 per dedicarsi a tempo pieno al suo impegno da attivista. Fondò il ‘Tokyo’s Asia-Japan Women’s Resource Centre”, il Centro risorse per donne asiatiche e giapponesi, che  divenne una base di partenza per l’ulteriore sviluppo delle sue attività sia come femminista che come giornalista internazionale. Nel 1998 organizzò il “Vaww-net Japan”, ”Violence Against Women in War Network” e nel 2000 propose il “Tribunale internazionale dei crimini di guerra sulle donne della schiavitù sessuale militare del Giappone“, che fu istituito con l’attivismo anche di tante donne giapponesi e di tutto il mondo dalla Cina, Indonesia, Filippine, Taiwan, Timor Est, Malesia, Corea del Nord e del Sud oltre che dall’occidente.  Nell’autunno del 2002 le fu diagnosticata una grave malattia allo stadio terminale. Dedicò i rimanenti quattro mesi della sua vita a scrivere la sua autobiografia ed a realizzare lo studio progettuale del “Museo delle donne di guerra e pace“. Il 27 dicembre 2002 scomparve, di cui notiziò perfino il New York times. Per sua volontà testamentaria tutte le sue proprietà furono ereditate dal  museo.

wam women’s active museum for peace-tokyo. Luoghi di Donne, il blog di Patrizia Cordone.
wam women’s active museum for peace-tokyo. Luoghi di Donne, il blog di Patrizia Cordone.

Nell’estate del 2005, anno del sessantesimo anniversario della sconfitta del Giappone con seconda guerra mondiale, é stato inaugurato il Women’s Active Museum of War and Peace. Nel 2000 a conclusione delle indagini svolte dal  Tribunale internazionale per i crimini di guerra delle donne sulla schiavitù sessuale militare del Giappone svoltosi nel 2000 alcune donne volevano un luogo per preservare tutti i documenti ed i materiali relativi alla cosiddetta questione delle “donne di conforto” e da fungere come un centro dio studio per le generazioni future. L’ideatrice e la realizzatrice di questi progetto imponente fu Yayori Matsui, allora presidente di “Vaww-net Japan”,”Violence Against Women in War Network” in Giappone. Nel giugno 2003 venne istituito l’NPO “Fondo per la pace e diritti umani” e lanciata la campagna di raccolta di 100.000.000 di yen per il museo con un fondo iniziale di sostegno proprio da parte di Yayori Matsui. Due anni dopo il museo é diventato una realtà per ricordare la realtà tragica dei fatti storici vissuti dalle “donne di conforto” ed ascoltare le loro storie. Dopo la seconda guerra mondiale, una volta liberate dai campi di segregazione-bordelli queste donne schiavizzate sessualmente ed umiliate impiegarono circa dieci anni per trovare il coraggio di denunciare pubblicamente le condizioni patìte. Quando ci sono riuscite, i loro racconti hanno testimoniato l’importanza di mantenere la memoria viva, meglio vigile, affinché crimini come questi non si ripetano mai più e trasmettere tale conoscenza storica alle generazioni giovani, nonostante il negazionismo della schiavitù sessuale militare da parte di taluni, in quanto colpevoli rinneganti le proprie responsabilità. Occorre ancora lavorare tanto per un mondo di pace.

Ulteriori informazioni. Oltre alla mostra permanente tantissime quasi una all’anno sono le esposizioni temporanee:

  • La prima mostra speciale: The All about The Women’s International War Crimes Tribunal[1 ° agosto 2005 – 20 novembre 2005];
  • La 2a Esposizione speciale: Yayori Matsui: la sua vita e il suo lavoro [11 dicembre 2005 – 23 aprile 2006];
  • La 3a Esposizione speciale: “Donne del comfort” coreane abbandonate, [29 aprile 2006 – 12 novembre 2006];
  • La quarta esposizione speciale: le donne timoresi orientali parlano di violenza sessuale sotto l’occupazione giapponese e indonesiana, [16 dicembre 2006 – 27 maggio 2007];
  • La quinta Esposizione speciale: “Le donne del benessere”, numero dalla A alla Z., [2 giugno 2007 – 25 maggio 2008];
  • La sesta mostra speciale: un giorno arrivarono le truppe giapponesi e …, [7 giugno 2008 – 21 giugno 2009];
  • La settima mostra speciale: Testimonianza e silenzio: ex soldati che affrontano i loro crimini, [4 luglio 2009 – 20 giugno 2010];
  • L’ottava edizione speciale: 10 anni dal Tribunale internazionale per i crimini di guerra delle donne: Women’s Voices Change the World, [3 luglio 2010 – 26 giugno 2011];
  • La nona Esposizione speciale: il Lolas in piedi ~ dalle isole devastate nelle Filippine, [2 luglio 2011 – 17 giugno 2012];
  • La decima Esposizione speciale: i militari non proteggono le donne: Okinawa, le stazioni militari militari del Giappone e la violenza sessuale da parte dell’esercito americano, [23 giugno 2012 – 30 giugno 2013];
  • L’undicesima mostra speciale: Testimonianze Taiwan “Comfort Women”: come gli Ah-ma sono stati trasformati in giapponesi, Sabato, 6 luglio 2013 – domenica 29 giugno 2014];
  • La 12a Esposizione speciale: Evento Encore! Rispondere alle domande che vuoi sapere! Esibizione “Comfort Women” per studenti delle scuole medie, [3 luglio 2014 – 30 novembre 2014 21 giugno 2015];
  • La 13ª Esposizione Speciale: Sotto l’apparenza gloriosa di “Liberazione asiatica” Indonesia e violenza sessuale sotto l’occupazione militare giapponese, [Mercoledì 1 luglio 2015 – domenica 26 giugno 2016];
  • La 14a Esposizione speciale: Battlefield from Hell – Stazioni di Comfort giapponesi in Birmania * Tracing the Footsteps of MUN Ok-ju, [Mercoledì 6 luglio 2016 – Domenica 26 giugno 2017 Domenica 30 luglio 2017];
  • La 15ª Esposizione speciale: il silenzio delle “donne di conforto” giapponesi: la sessualità controllata dallo stato, [Sabato, 5 agosto 2017 – Domenica, 17 febbraio 2019 esteso].

Indirizzo del museo-centro-studi:
2-3-18 Nishiwaseda, Shinjuku-ku, Tokyo 169-0051 AVACO.bld 2F Tel: +81 (03) 3202 4633  Fax: +81 (03) 3202 4634  E-mail: wam@wam-peace.org Gli orari di visita: dal mercoledì a domenica, dalle ore 13.00 alle ore 18.00. Chiusura: lunedì, martedì e festivi inclusi fine anno.

articolo di ©Patrizia Cordone – Tutti i diritti d’autore riservati. Sono vietati il “copia-ed-incolla“, il plagio, la contraffazione dei contenuti e di tutti gli usi illeciti a danno della proprietà intellettuale. In ossequio alla normativa dei diritti d’autore e del copyright le infrazioni saranno perseguite con severità e senza indugio presso la competente autorità giudiziaria.