Alda Merini: reato di vita e di poesia

Una lunga esistenza tormentata dal fuoco della poesia, che sorse in lei da giovanissima e coltivò nonostante i ricoveri psichiatrici coatti avvenuti durante i suoi matrimoni a causa dei consorti. Faticò non poco per realizzare il suo sogno giovanile, scrivere e vivere di scrittura, ma ci riuscì con molti riconoscimenti anche dall’estero. Memorabile resta “Reato di vita”, la sua autobiografia voluta e curata fortissimamente da “Le Melusine”, associazione milanese.

articolo di ©Patrizia Cordone – Tutti i diritti d’autore riservati. Sono vietati il “copia-ed-incolla“, il plagio, la contraffazione dei contenuti e di tutti gli usi illeciti a danno della proprietà intellettuale. In ossequio alla normativa dei diritti d’autore e del copyright le infrazioni saranno perseguite con severità e senza indugio presso la competente autorità giudiziaria.

“Sono nata il ventuno a primavera, ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera”. Nacque nel 1931 a Milano, secondogenita di tre figli di una famiglia modesta, ma colta. Emilia Painelli, la madre, era una casalinga, i cui genitori erano stati insegnanti a Lodi; il padre, N. Merini, impiegato assicurativo, discendeva da un nobile decaduto. Da lui apprese i grandi classici della letteratura, addirittura si appassionò a leggere la Divina Commedia ad appena otto anni ed ad affascinarsi al significato intrinseco delle parole, quando dal padre le fu regalato un dizionario, sondando con lui il significato dei lemmi. Si dilettava anche di musica con le lezioni di pianoforte e di scoprire il mondo in viaggio sempre con lui, che era iscritto al Touring club.  Dovette interrompere gli studi, infatti nel 1943 a causa della guerra Milano fu bombardata, la sua casa distrutta e la sua famiglia riparò a Vercelli da una zia, dove rimase per tre anni. Subito dopo la guerra rientrò a Milano, riprese a studiare con molto interesse ad un istituto tecnico in attesa di essere ammessa al liceo Manzoni, ma senza riuscirci, perché paradossalmente non aveva superato gli esami di lingua italiana. Per lei fu una delusione cocente, studiare era stata sempre una parte vitale della sua  vita, come lei stessa asseriva. Già in gioventù aveva scritto dei componimenti lirici molto apprezzati da G. Spagnoletti, il suo vero talent scout, che le pubblicò alcune sue poesie in “Antologia della poesia italiana contemporanea, 1909-1949″, nel 1950. L’anno successivo su sollecitazione di E. Montale e Maria Luisa Spaziani altre sue poesie furono pubblicate in “Poetesse del Novecento” dall’editore Scheiwiller. Durante quegli anni frequentò l’ambiente letterario, strinse amicizia con G. Manganelli e S. Quasimodo e pubblicò “La presenza di Orfeo” un intero volume di sue poesie nel 1953. Lo stesso anno sposò un uomo lontano dal suo mondo, E. Carniti, un commerciante ed ebbe due figlie. Nonostante le ristrette condizioni economiche Alda Merini continuò a coltivare la scrittura ed il suo desiderio di diventare scrittrice, propositi non particolarmente né colti né perorati da suo marito, che era peraltro un uomo molto violento ed alcolista. Lei ne soffriva tanto fino a che un giorno scoppiò una lite furibonda tra loro e lei fu internata in un manicomio. Iniziarono anni bui come la pece tra ricoveri psichiatrici, rientri a casa, altre degenze, l’allontanamento forzoso delle figlie affidate ad istituti ed a parenti. Alda Merini smise di scrivere. Soltanto dopo il 1979 riprese ad abitare a casa sua ed a rifrequentare la scrittura con dei versi strazianti della sua esperienza dei ricoveri. Nel 1983 iniziò la sua vedovanza resa difficile dall’indigenza, oltretutto priva anche di un qualche aiuto da parte dell’ambiente letterario. In tutti i modi tentò la pubblicazione dei suoi componimenti, ma nessun editore parve essere interessato. Nel 1982 soltanto P. Mauri selezionò trenta sue poesie, che fece editare. Per fare fronte alle sue difficoltà materiali lei affittò una stanza del suo appartamento ad un poeta-medico, M. Pierri, che sposò nel 1983. Intanto aveva visto la luce “La Terra Santa”, pubblicato da Scheiwiller, la summa dell’indicibile suo vissuto durante i ricoveri psichiatrici, definito come il suo capolavoro da Maria Corti. Con suo marito si trasferì per quattro anni a Taranto, dove completò “L’altra verità. Diario di una diversa”. Il secondo matrimonio non fu più felice del precedente,  giacché non era particolarmente benvoluta dai figli di lui, i quali forse pretestualmente a seguito di un episodio la fecero internare in manicomio proprio a Taranto. Nel 1986 si ristabilì definitivamente a Milano, nel suo quartiere di sempre sui Navigli. Seppe recuperare le amicizie di un tempo e continuò a scrivere instancabilmente. Riscontrò meno difficoltà alla pubblicazione dei suoi scritti, addirittura giunse il primo successo vero con maggiori riconoscimenti da parte della  critica ed inviti alle iniziative letterarie. Anche se economicamente la sua vita era migliorata, lei non si beò, né si adagiò sugli allori, anzi continuò a vivere nella sua modesta casa, dove collezionava di tutto e divenne il riferimento prediletto sia da vagabondi che da artisti. Probabilmente anche per l’interesse da parte dell’entourage editoriale rinnovato nei suoi confronti fu un periodo di fertile creatività con  “Delirio amoroso” del 1989, “Il tormento delle figure” del 1990 e  “Le parole di Alda Merini”. Le fu assegnato il premio Librex Montale per la poesia, che la consacrò definitivamente.

Sembra essere un periodo particolarmente felice anche in virtù di collaborazioni estranee alla scrittura, ma che la impreziosiscono ulteriormente, come accadde  nel 1994 per “Sogno e Poesia”, una sua raccolta, a cui furono accluse venti incisioni di artisti contemporanei e nel 1995 da “Ballate non pagate” furono scelti alcuni testi poi musicati da V. Mastropirro. Nel 1994 grazie a “Le Melusine”, associazione femminista di studi, fu pubblicato “Reato di vita”, il suo libro autobiografico, oggi quasi introvabile.  Tra le altre pubblicazioni, che seguirono, vanno menzionate: “La Vita Felice”, con poesie nuove ed altre datate, del 1996; “La volpe e il sipario” con le illustrazioni di G. Casari del 1997; “Aforismi e magie” del 1999; “Alda Merini” con sue poesie ed i disegni dell’artista A. Sassu; “Più bella della poesia è stata la mia vita”, un cofanetto con libro e videocassetta, edito da Einaudi Stile Libero, del 2003. Intanto le giunsero anche degli importanti apprezzamenti internazionali persino dall’Académie Française, che la propose come candidata al premio Nobel per la letteratura nel 1996. In Italia fu nominata Dama di commenda dell’Ordine al Merito della Repubblica nel 2002; il Consiglio regionale della Lombardia le assegnò il Sigillo longobardo nel 2002 e da parte della Facoltà di Scienze della Formazione di Messina le fu riconosciuta la Laurea magistrale honoris causa, in “Teorie della comunicazione e dei linguaggi”  nel 2007. “Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita” aveva scritto in “La pazza della porta accanto” del 1995.  Era stato proprio così, era riuscita a restituire a se stessa la parola, che quelle dolorose degenze ingiuste le avevano privato per qualche tempo fino a renderla afona, ma non nei pensieri, che poi sono scorsi fluidi con la scrittura liberata. Dopo tanto penare tra la solitudine e l’indigenza Alda Merini riuscì a realizzare il suo sogno di gioventù: essere riconosciuta come scrittrice e volgere verso la fine dei suoi giorni. A seguito di una malattia grave scomparve a Milano nel 2009. Il funerale di stato si svolse al Duomo di Milano e fu sepolta tra i grandi al cimitero monumentale. Lei, la sua poesia, la sua dolente umanità non sono state dimenticate. La sua casa è diventata un museo, per iniziativa delle figlie  Emanuela, Flavia e Simona è sorta l’Associazione Culturale Alda Merini per diffondere la sua opera e dulcis in fundo il 21 marzo, data della sua nascita, è la giornata internazionale della poesia.

premi e riconoscimenti:

  • 1993 Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la poesia
  • 1995 Premio Latina
  • 1996 finalista del Premio Rapallo per La pazza della porta accanto
  • 1996 Premio Viareggio
  • 1996 candidatura da parte della Académie française per il Premio Nobel per la letteratura
  • 1997 Premio Procida-Elsa Morante
  • 1999 Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il settore Poesia
  • 2002 viene insignita dell’onoroficenza al merito di Commendatore della Repubblica Italiana
  • 2002 Premio Dessì di poesia per Magnificat. Un incontro con Maria.

articolo di ©Patrizia Cordone – Tutti i diritti d’autore riservati. Sono vietati il “copia-ed-incolla“, il plagio, la contraffazione dei contenuti e di tutti gli usi illeciti a danno della proprietà intellettuale. In ossequio alla normativa dei diritti d’autore e del copyright le infrazioni saranno perseguite con severità e senza indugio presso la competente autorità giudiziaria.