Il “Museo delle donne” di Evelyn Ortner a Merano

Nato dalla grande passione di Evelyn Ortner trasmessole dalle donne di famiglia per gli abiti femminili antichi, con il tempo il museo si é diversificato con numerosi reperti grazie alle donazioni di collezioni attestanti il progresso sociale femminile tra l’indipendenza economica e tante conquiste. Suddiviso in varie aree tematiche si può studiare l’emancipazione femminile dall’abbigliamento dei corsetti ottocenteschi alla minigonna di Mary Quant, dalle valigette ostetriche del primo ottocento fino alle rudimentali calcolatrici. Al di là sia dei canoni estetici imposti che delle discriminazioni, perché ….. il vestiario é anche un fattore socio-culturale dell’evoluzione femminile.

articolo di Patrizia Cordone© Luoghi di Donne©. Tutti i diritti d’autrice riservati. 

E’ la storia di un interesse personale coltivato con costanza in giro per i mercatini dell’usato, successivamente con l’approfondimento serio della storia mica soltanto delle tecniche tessili, ma anche della sociologia, dell’evoluzione sociale dei costumi fino a decidersi un dì per un progetto destinato alla valorizzazione della storia femminile attraverso le varie tappe dell’emancipazione delle donne occidentali vissute tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo.

ortner-evelyn-credit photo Kurt Duschek
ortner-evelyn-credit photo Kurt Duschek.

Nata nel 1944 a Kennelbach, Austria trascorse la sua giovinezza a Bregenz trasferendosi nel 1968 a Merano, stabilendo lì la sua residenza. Probabilmente sollecitata dall’esempio delle donne di famiglia, la nonna viennese e la zia Mali, che era stata una cappellaia, si interessò all’abbigliamento femminile del passato, di cui apprezzava le  stoffe e le fogge. Così iniziò a coltivare il suo interesse per il collezionismo di abiti e di accessori vintage recuperati dai mercatini tanto da divenire la sua professione con l’avvio di “Petersilie”, prezzemolo, il primo negozio di abiti usati in Alto Adige durante gli anni ottanta. Stante la sua conoscenza approfondita e l’acquisizione crescente di capi sartoriali antichi  lentamente maturò il progetto di creare un museo, non fine a se stesso per la moda femminile, semmai per documentare attraverso di essa il percorso di emancipazione delle donne attraverso la moda di vari periodi, perché se è assodato il concetto di moda simboleggiare gli ideali stereotipati di bellezza, altrettanto certo è il suo uso rappresentativo sia lo status sociale che l’evoluzione femminile. Evelyn Ortner sapeva bene, che l’abbigliamento al di là di essere soltanto esteriorità rifletteva certamente delle tecniche sartoriali acquisite, ma soprattutto le consuetudini sociali ed i mutamenti intervenuti a seguito della consapevolezza femminile rispetto ai canoni estetici, sia imposti dai diktat convenzionali esterni che rifiutati dalle donne. Pertanto inevitabilmente studiò molto documentandosi di etnografia, di sociologia e di storia della cultura. Il suo fu un approccio sistematico ad ampio spettro dei fattori molteplici concorrenti sia alla moda che al costume sociale femminile, quindi era inevitabile per lei trasmettere la sua conoscenza ad altre-i come contributo alla diffusione della storia femminile. Nel 1988 individuò lo spazio adatto sotto i portici a Merano  ed inaugurò il “Museum für Kleid und Tand”, museo del vestito e della cianfrusaglia, oggi denominato “Museo delle Donne“. Ovviamente perseverò ad arricchirlo con ulteriori reperti recuperati in giro, il suo lavoro di ricerca venne apprezzato  persino dalle istituzioni locali per il valore storico-sociale dell’intreccio tra la moda e l’emancipazione femminile. Furono proprio le donne interessate alla valorizzazione della storia ad offrirle un grande sostegno, quando Evelyn Ortner decise di fondare l’associazione “Frauenmuseum – Die Frau im Wandel der Zeit” nel 1993 e fu eletta amministratrice del museo. Con il tempo sono avvenute delle donazioni di ulteriori abiti e di accessori, che hanno consentito l’allestimento di una mostra permanente e di un’altra temporanea tematica ogni anno. Ciò ha consentito un incremento esponenziale di visite anche fuori regione oltre che ad attestarsi come una riconosciuta realtà nel mondo museale. Nel 1997 scomparsa a causa di una grave malattia Evelyn Ortner ha lasciato un’eredità tutt’altro che effimera relativa ad un aspetto del progresso femminile spesso ingiustificatamente giudicato frivolo. Le sue collaboratrici hanno continuato a sviluppare il suo progetto consapevoli dell’importanza, che nessun aspetto della storia delle donne vada disperso. Il comune di Merano, orgoglioso del Museo, ha riconosciuto la sua importanza storica assumendosi il contratto di affitto dei locali espositivi di concerto con la Provincia anche al fine di rimuovere le barriere architettoniche per le persone disabili. E’ diventato un importante riferimento museale, la cui attuale sede presso l’ex convento delle clarisse a piazza del Grano é stata inaugurata nel 2011. Si tratta di un edificio costruito secondo lo stile tardo-gotico del quindicesimo secolo, dotato di tredici vani su una superficie di seicento metri quadri, ospitanti gli uffici, le sale museali, una biblioteca, una sala multimediale, un magazzino ed una veranda di ristoro, ristrutturato secondo i principi della bio-architettura con l’utilizzo di legno non trattato esitando uno stile essenziale ed al contempo funzionale.

Annualmente il museo svolge  una mostra temporanea temporanea tematica, mentre l’esposizione permanente presenta un excursus cronologico dell’evoluzione del costume sociale femminile. Suddiviso per aree tematiche le sezioni spaziano dall’abbigliamento in uso durante il diciannovesimo secolo con i corsetti, simbolo di ideale femminile imposto alla lunghezza della gonne accorciatesi con Mary Quant durante gli anni sessanta passando dall’uso delle calze di nylon degli anni quaranta fino all’evoluzione dei costumi di bagno secondo sia gli stereotipi imposti che le nuove confezioni più a misura ed a scelta di donna.

Inoltre arricchitosi di numerosi altre donazioni il Museo conta oltre duemila reperti esposti caratterizzate anche dalle tappe della tradizione delle consuetudini domestiche storiche con l’esposizioni delle prime rudimentali cucine e lavanderie nonché delle professioni femminili a cominciare da quella ostetrica come la valigetta medica in uso un tempo.

Di fatto oltre l’abbigliamento sia con che senza canoni estetici imposti il museo offre una panoramica delle prime forme di indipendenza economica femminile. Quindi non soltanto e non più un museo della moda e del costume femminile della storia occidentale degli ultimi due secoli, ma del progresso femminile tant’è che risulta essere intensificata l’attività museale da un programma di convegni e di seminari periodici a tema e di laboratori didattici con le  scuole, sempre più interessate alla conoscenza della storia femminile, diventando così un centro culturale di promozione degli studi femminili. A ciò giova anche la biblioteca specialistica supportata dall’Associazione Biblioteche del Sudtirolo,  i cui  testi sono consultabili anche attraverso un portale on-line.

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